martedì, gennaio 31, 2012

L'Italia senza province? (Intervento di E. Strazzera nel Consiglio Provinciale di Cagliari, 30 gennaio 2012)

L'occasione di questo Consiglio aperto ci permette di parlare non tanto e non solo del futuro dell'istituzione delle Province, ma di scelte che riguardano la nostra democrazia e l'assetto istituzionale della Repubblica.
1) Per inquadrare correttamente il problema occorre, infatti, spostare l'attenzione dalla scelta relativa al mantenimento del livello provinciale a quella del tipo di democrazia che desideriamo: centralista, con un forte ruolo dell'apparato burocratico amministrativo, o decentrata, con una forte enfasi del concetto di rappresentanza locale.
2) Ritengo inoltre necessario, perché la democrazia funzioni, semplificare i modelli elettorali vigenti, in modo da riaffezionare i cittadini alla vita politica, evitando di utilizzare modelli diversi per ogni tipo di elezione e tenendo conto della necessità di scegliere – potere decidere chi votare – i propri rappresentanti secondo un modello fondato sul legame col territorio, piuttosto che sulla vicinanza a lobbies o gruppi di interesse.
3) E' opportuno rafforzare il concetto di rappresentanza, in contrasto con una tendenza che da diversi anni ha portato, in nome della governabilità, peraltro forse mai ottenuta, a concentrare sempre più poteri e prerogative sulla figura della carica monocratica, sindaco, presidente di regione o provincia, o presidente del consiglio dei ministri. In definitiva auspico meno presidenzialismo e più controllo da parte degli organismi elettivi.
4) La situazione attuale, di crisi economica, ma anche morale, impone una particolare attenzione ai costi della democrazia, con una rivisitazione di tutti i centri di spesa legati al finanziamento degli organi istituzionali, ispirati ad una maggiore funzionalità e sobrietà, ma senza deprimerne le funzioni.
5) Parallelamente occorre realizzare una riflessione approfondita sui servizi locali, anche alla luce del risultato del referendum sull'acqua, che ha indicato una forte volontà popolare di evitare la privatizzazione dei servizi essenziali. Inoltre occorre considerare che l'accesso a questi servizi (acqua, energia, trasporti, sanità, istruzione, ad esempio) è un diritto di cittadinanza, per cui a ciascuno deve essere garantito un livello minimo di erogazione del servizio. Pertanto l'eventuale affidamento di servizi pubblici a soggetti privati deve tenere conto di questa necessità, che non può essere subordinata alla redditività aziendale.
6) Ritengo quindi, sulla base delle considerazioni precedenti, che sia necessaria una scelta convinta del principio di decentramento, in ossequio al concetto di sussidiarietà che ispira la normativa europea, che impone di portare le decisioni al livello di governo più vicino al cittadino. Scelta che, più di dieci anni fa, ha ispirato le modifiche, in senso federalista, al titolo V della Costituzione. Viceversa il comportamento, sia da parte del governo centrale che delle amministrazioni regionali, è stato teso, specie negli ultimi anni, a riaccentrare la gestione della cosa pubblica, a creare costose ed inefficaci autorità (autorithy) ed agenzie, ad evitare il trasferimento di funzioni e risorse, a scapito della qualità del servizio reso ai cittadini, dei costi, della trasparenza e della democrazia.

In conclusione è tempo che la politica riprenda a far sentire la sua voce, tenendo conto delle esigenze economiche, ma senza farsi dettare l'agenda dall'esterno; e comunque, qualunque sia la scelta che il Parlamento deciderà di adottare, occorre che sia fatto salvo il diritto inalienabile di ciascun territorio, di ciascun cittadino che paga le tasse, ad essere rappresentato, a poter scegliere i propri governanti, a poter avere livelli decisionali accessibili e controllabili e poter ricevere sul proprio territorio i servizi di cui ha diritto, sia che abiti in una grande città, sia che viva in un paese lontano dai grandi agglomerati urbani, perché la via d'uscita da questa crisi sta nella capacità di raccogliere risorse ed impiegarle sul territorio, restituendo ai cittadini lavoro, dignità e prosperità.

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